Il termine ginecomastia definisce come noto l’aumento di volume della mammella maschile mono o bilaterale. Va distinta dalla adiposomastia, in cui l’incremento del volume mammario semplicemente legato alla deposizione di tessuto adiposo.
Abbastanza tipica è la ginecomastia puberale, talora monolaterale, legata ad un ingrossamento della ghiandola mammaria per le modificazioni ormonali che hanno luogo durante la pubertà: in genere il ragazzo e la madre si presentano dal medico molto preoccupati, per il timore di una patologia neoplastica. E’ compito del medico rassicurare sulla assoluta benignità del quadro clinico, che si risolve spontaneamente in genere entro sei mesi, anche se sono descritte risoluzioni oltre i due anni.
Nell’adulto, specialmente anziano, la ginecomastia è più spesso idiopatica, ma può anche essere associata a patologie (tumori del testicolo, cirrosi epatica, disfunzioni tiroidee) o ad assunzione di farmaci (estrogeni, metoclopramide, spironolattone, cimetidina).
Il problema principale, di fronte ad una ginecomastia, soprattutto monolaterale, è la diagnosi differenziale con il carcinoma mammario, che seppur raramente, può colpire anche il sesso maschile. La presenza di una ginecomastia monolaterale in un soggetto adulto richiede perciò sempre l’esecuzione di una indagine mammografica, con eventuale biopsia ed esame istologico nei casi dubbi. Un segno fortemente suggestivo di neoplasia all’esame mammografico è la presenza di tessuto mammario asimmetrico ed eccentrico rispetto al capezzolo.